venerdì 13 giugno 2025

Piazza Affari chiude in rosso dopo l’attacco israeliano all’Iran: Ftse Mib -1,28%


MILANO – Giornata difficile per Piazza Affari, che chiude l’ultima seduta della settimana in netto calo, zavorrata dalle tensioni geopolitiche esplose a seguito dell’attacco senza precedenti lanciato da Israele contro l’Iran. L’indice Ftse Mib ha lasciato sul terreno l’1,28%, attestandosi a quota 39.438 punti, in un contesto di scambi sostenuti con un controvalore complessivo di 3,5 miliardi di euro.

Lo scenario di crisi in Medio Oriente ha innalzato la volatilità sui mercati, portando a una risalita dei rendimenti obbligazionari: il tasso del Btp decennale italiano è salito di 7,9 punti base al 3,48%, mentre quello del Bund tedesco si è attestato al 2,53% (+5,9 punti), riducendo tuttavia lo spread a 95 punti base.

Energia e difesa tra i pochi titoli in positivo

L’impennata del prezzo del petrolio (Wti +5,32% a 71,66 dollari al barile) e del gas naturale (+4,75% a 37,89 euro al MWh) ha favorito i titoli energetici. Eni ha chiuso in rialzo dell’1,04%, bene anche Italgas (+1,09%) e A2A (+0,9%). In lieve progresso Leonardo (+0,43%), sebbene con una performance inferiore rispetto agli omologhi europei del comparto difesa.

Vendite diffuse: giù auto, banche e lusso

Il resto del listino ha però segnato prevalentemente ribassi. Male il settore automobilistico, con Stellantis in calo del 3,39%, Ferrari del 2,78%, Pirelli dell’1,59% e Iveco del 2,68%.

Tra le peggiori performance della giornata, spiccano Nexi (-4,93%) e Campari (-3,4%), seguite da Moncler (-2,69%) e Brunello Cucinelli (-2,02%), penalizzati dalle incertezze sull’evoluzione del contesto internazionale e dalla possibile frenata della domanda globale.

In calo anche Prysmian (-2,58%), Tim (-2,27%), Saipem (-2,25%), Buzzi Unicem (-1,96%) e Interpump (-1,95%).

Sotto tiro le banche

Debole il comparto bancario, influenzato dalle preoccupazioni macro e dall’allargamento dei rendimenti. Le maggiori flessioni sono state registrate da Popolare di Sondrio (-2,45%) e Mediobanca (-1,67%), in flessione anche Unicredit (-1,46%), Banco Bpm (-1,43%) e Mps (-1,34%). Bper Banca ha ceduto l’1,28%, mentre Intesa Sanpaolo, pur debole, ha contenuto le perdite allo 0,81%.

Uno scenario incerto

La forte reazione dei mercati riflette i timori per un’escalation militare che potrebbe avere impatti devastanti sulla stabilità regionale e sull’economia globale, già alle prese con inflazione e rallentamento della crescita.

In attesa di sviluppi politici e diplomatici, gli investitori restano in allerta, con il timore che nuove tensioni possano alimentare ulteriori ribassi nelle prossime settimane.

Perché StockGain non è iscritta alla Consob (e perché non dovrebbe esserlo)

Negli ultimi mesi, StockGain ha attirato l’attenzione di centinaia di appassionati di finanza e investimenti. Ma insieme alla crescita, sono arrivate anche le domande: “È iscritta alla Consob?”, “Può operare legalmente in Italia?”. La risposta ufficiale è chiara: StockGain non è iscritta alla Consob perché non svolge attività che lo richiedano.

Cosa fa (e non fa) StockGain

StockGain non offre consulenza finanziaria personalizzata. Nessun cliente riceve indicazioni su cosa acquistare, vendere o mantenere nel proprio portafoglio. Nessuno delega capitali da gestire, come farebbe una SGR, una banca o un promotore. E soprattutto, StockGain non raccoglie denaro né opera come intermediario finanziario.

In sintesi: non fa gestione, non fa consulenza, non vende prodotti finanziari.

Il suo modello si basa su un principio semplice: condividere il proprio approccio operativo sui mercati in modo trasparente. Gli investitori che seguono StockGain non affidano il proprio capitale a terzi: mantengono il pieno controllo e prendono decisioni autonome dal proprio conto investimenti (banca o broker che sia), con l’obiettivo di seguire chi ha più esperienza e risultati.

Perché la Consob non c’entra

La Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) vigila sul corretto funzionamento dei mercati finanziari e ha il compito di regolare e supervisionare soggetti che esercitano attività riservate, come:

    •    consulenza finanziaria personalizzata e remunerata,
    •    gestione del risparmio,
    •    raccolta di capitali o fondi per conto terzi,
    •    promozione e vendita di strumenti finanziari.

StockGain non rientra in nessuna di queste categorie.

Come chiarito da numerosi riferimenti normativi (TUF, Regolamento Intermediari), chi si limita a esprimere opinioni, condividere analisi, o fornire informazioni non personalizzate, non necessita di alcuna autorizzazione.

Un modello simile a una community privata

StockGain può essere paragonata a un gruppo privato di investitori: chi entra accede a contenuti analitici, aggiornamenti operativi e approfondimenti  in cui vengono spiegate decisioni reali prese da membri del team con il proprio capitale. Ma resta sempre l’individuo a decidere se e come agire in totale libertà.

Conclusione

StockGain opera nella piena legalità, con trasparenza e chiarezza sul proprio ruolo. Non è un promotore finanziario, non è una società di consulenza, non è una SGR. È un gruppo di investitori esperti che ha scelto di condividere pubblicamente il proprio lavoro, i propri risultati e la propria visione dei mercati.

E per fare questo, in Italia, non serve alcuna iscrizione alla Consob. Serve solo competenza, serietà e la volontà di fare le cose nel modo giusto.

Spread Btp-Bund stabile a 95 punti

MILANO - Nonostante lo scivolone dei mercati, in apertura di seduta lo spread Btp-Bund resta stabile a 95 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 3,43%.

Borsa di Milano in calo: -1,6%. Giù banche e lusso, tengono Eni e petroliferi


MILANO - Giornata negativa per Piazza Affari, che chiude in calo dell’1,6%, in linea con le altre principali Borse europee e con i future di Wall Street in ribasso. Il clima resta appesantito da incertezze geopolitiche e macroeconomiche, con vendite diffuse sui titoli bancari e del lusso.

Nonostante lo scivolone dei mercati, lo spread Btp-Bund resta stabile a 95 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 3,43%.

I titoli peggiori

Nel listino principale di Piazza Affari si segnalano forti ribassi per:

  • Popolare di Sondrio (-3,4%)

  • FinecoBank (-3%)

  • Banco Bpm (-2,7%)

  • Bper (-2,4%)

  • Unicredit (-2,3%)

  • Mediobanca (-2,1%)
    Le vendite si concentrano sul settore bancario, tra aspettative di consolidamento e le nuove indagini della Procura di Milano che aumentano l'incertezza.

Lusso sotto pressione

Anche il comparto del lusso registra perdite pesanti:

  • Brunello Cucinelli cede il 3,2%

  • Moncler il 2,5%

Altri titoli in calo

Male anche altri big:

  • Stellantis (-3%)

  • Campari (-2,8%)

  • Tim (-2,6%)

In controtendenza: Eni

Unica vera eccezione è Eni, che guadagna l’1,5%, beneficiando del rialzo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali.

giovedì 12 giugno 2025

Guerra dei dazi, Milano chiude in calo: giù auto e moda, bene l’energia


Pesano le tensioni commerciali e i timori per l’inflazione Usa. Male Stellantis, Ferrari, Cucinelli e Moncler. Tiene l’energia con Eni e Saipem in rialzo.

MILANO – Le tensioni commerciali tornano a farsi sentire sui mercati e Piazza Affari ne risente, chiudendo la seduta odierna in ribasso dello 0,58%. A guidare le vendite sono stati i titoli dei settori automobilistico e moda, tra i più esposti agli effetti della guerra dei dazi e delle nuove minacce protezionistiche lanciate dall’ex presidente USA Donald Trump.

Tra i peggiori sul listino milanese spiccano Ferrari (-2,96%), Stellantis (-2,47%), Brunello Cucinelli (-2,96%) e Moncler (-2,47%). A penalizzare il comparto è anche il rallentamento della domanda globale e le prospettive incerte per l’export europeo.

Energia in controtendenza

A sostenere in parte il listino sono stati i titoli del comparto energetico, spinti anche dalla tenuta del prezzo del petrolio e dal clima più favorevole sul fronte dei dividendi. Eni e Saipem salgono entrambe dell’1,52%, Hera guadagna l’1,07% mentre Enel chiude con un +0,66%.

Timori per l’inflazione USA

A livello continentale, l’indice paneuropeo Stoxx Europe 600 ha chiuso la giornata in calo dello 0,3%, zavorrato in particolare dal settore viaggi e tempo libero. Gli ultimi dati statunitensi sull’inflazione hanno evidenziato un quarto calo consecutivo mese su mese delle tariffe aeree, alimentando l'incertezza sulla domanda nel settore.

A soffrirne sono state le principali compagnie aeree europee: Lufthansa ha lasciato sul terreno il 3,7%, mentre EasyJet ha perso il 3,8%.

Il quadro generale

L’instabilità internazionale, unita al clima di incertezza sulle prossime mosse delle banche centrali e alle minacce commerciali di Washington, sta creando un contesto nervoso per i mercati azionari europei, con una rotazione settoriale che premia i titoli difensivi e penalizza quelli più ciclici ed esposti all’export.

Gli analisti restano prudenti: “Finché non si chiarirà il quadro geopolitico e commerciale – osservano gli strategist – è probabile che vedremo ancora forti oscillazioni, in particolare nei comparti lusso e auto, da sempre più sensibili ai venti di guerra commerciale”.

Banco Bpm, Tononi e Castagna dopo il Tar: “Nessuna chiarezza dall’offerente, operazione svantaggiosa”


MILANO – “Prendiamo atto della decisione del Tar, anche se per noi non cambia il contesto”. È questo il commento congiunto del presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, e dell’amministratore delegato Giuseppe Castagna, all’indomani della sentenza con cui il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso della banca contro la delibera Consob che ha sospeso l’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) promossa da Unicredit.

I vertici dell’istituto milanese esprimono forte insoddisfazione rispetto a un’operazione che giudicano opaca e penalizzante: “Siamo ormai abituati da 7 mesi a non avere chiarezza sui tempi e sulle reali intenzioni dell’offerente. È innegabile – aggiungono – che si tratta di un’Ops dalla durata straordinaria, circa 8 mesi, contro una media delle ultime operazioni di 5 mesi”.

Nel mirino anche le limitazioni operative imposte dalla passivity rule, che secondo Tononi e Castagna “limitano significativamente la nostra necessaria flessibilità strategica in un momento decisivo per il riassetto del settore del credito”.

La valutazione dell’offerta da parte di Banco Bpm resta negativa: “Continua a non essere conveniente per i nostri azionisti. È nata senza premio e tale è rimasta – sottolineano – e non è mai stato presentato un piano industriale chiaro, rendendo incerta l’intera operazione”.

Non manca un riferimento alle possibili ripercussioni occupazionali e territoriali, anche alla luce delle recenti notizie su cessioni di filiali da parte di Unicredit, comunicate all’Antitrust europeo: “Tali informazioni destano ulteriore preoccupazione per il futuro delle nostre colleghe e dei nostri colleghi, così come per le famiglie, le PMI e le comunità locali che serviamo ogni giorno”.


Fammi sapere se vuoi una versione più sintetica o con un taglio economico più tecnico.

Piazza Affari apre in calo: Ftse Mib a -0,69%


MILANO – Avvio in territorio negativo per Piazza Affari, che apre la seduta odierna con un segno meno. L’indice principale Ftse Mib ha infatti iniziato le contrattazioni in calo dello 0,69%, attestandosi a 39.904 punti.