sabato 23 maggio 2015

Draghi: "Ue colmi lacune, consolidare la governance"

ROMA. "Nel lungo periodo l'Unione economica e monetaria potrà funzionare veramente soltanto se sapremo ovviare alle lacune istituzionali e regolamentari ancora presenti". Così il presidente della Bce, Mario Draghi, in un messaggio inviato in occasione della conferenza "Verso i 60 anni dai Trattati di Roma: stato e prospettive dell'Unione Europea" alla Luiss. "Nel 2012, i presidenti del Consiglio europeo, della Commissione dell'Eurogruppo e della Bce - spiega - hanno pubblicato tre rapporti che illustravano gli interventi a nostro giudizio necessari per il completamento dell'Unione economica e monetaria. Alcune delle misure proposte sono state già realizzate, soprattutto quelle relative all'Unione bancaria. Molte altre restano però inattuate. L'attuale situazione dell'area dell'euro ci mostra che questo ritardo può essere pericoloso. Permangono forti divergenze interne in termini di disoccupazione, crescita e produttività. Diversi paesi devono ancora ricondurre le proprie politiche di bilancio su un percorso coerente con la sostenibilità di lungo periodo".

Secondo Draghi, inoltre, "l'Unione economica e monetaria nata a Maastricht è stata concepita come un insieme di regole comuni. La crisi ne ha però messo in luce alcune fragilità: l'assenza di un meccanismo in grado di individuare e di correggere gli squilibri macroeconomici e finanziari; gli ostacoli incontrati dalle regole di bilancio nel perseguimento degli obiettivi; le difficoltà delle istituzioni europee a porre l'interesse comune al centro delle politiche economiche; la mancanza di uno strumento condiviso per la gestione delle crisi. Dall'inizio della crisi abbiamo compiuto progressi considerevoli nel porre rimedio a queste vulnerabilità".

Quindi, osserva ancora Draghi, "occorre consolidare la governance comune delle riforme strutturali lungo due direzioni. Da un lato va esteso ove possibile il ricorso a standard condivisi basati sulle migliori prassi,  dall'altro va rafforzato l'approccio nazionale (country specific) nelle altre aree di intervento. Entrambi devono essere parte di un ulteriore processo di convergenza delle nostre economie nella capacità di  fronteggiare gli shock e di crescere insieme. In terzo luogo, è opportuno domandarsi se sia stato sempre fatto abbastanza nell'area dell'euro per salvaguardare la capacità di utilizzare la politica di bilancio in senso anticiclico. Credo di no".

Dunque, "la conclusione del processo di convergenza delle politiche economiche e finanziarie appena menzionato deve accompagnarsi con l'avvio di una riflessione approfondita su come procedere verso una più stretta unione di bilancio, sia con riferimento ai processi decisionali comuni riguardanti le politiche fiscali nazionali, sia in relazione alla prospettiva di un bilancio europeo e al rafforzamento dei doveri di responsabilità degli stati membri. Questi tre obiettivi implicheranno prima o poi un'ulteriore condivisione di sovranità da parte dei paesi dell'area. Quella che potrebbe apparire una minaccia è in realtà un'opportunità".