ROMA - "Allarme per le conseguenze gravi di un prolungato rialzo dei rendimenti dei titoli di stato su banche e famiglie" ha dichiarato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nell'intervento alla giornata del Risparmio.
"Il loro incremento deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie direttamente o indirettamente che detengono 100 miliardi di titoli pubblici mentre le banche e società a cui affidano i loro risparmi ne hanno 850 miliardi. Per le banche, spiega, gli effetti si vedono sull'aumento del costo della raccolta, caduta delle azioni (-35% da maggio). All'ampliamento del premio di rischio sui titoli di Stato ha contribuito l'incertezza sull'orientamento delle politiche di bilancio e strutturali e sull'evoluzione dei rapporti con le istituzioni europee. Sono riemersi i timori degli investitori nazionali ed esteri per la dinamica del debito pubblico e per il rischio di una sua ridenominazione. Il debito pubblico dell'Italia è sostenibile: tuttavia deve essere chiara la determinazione a mantenerlo tale, ponendo il rapporto tra debito e prodotto su un sentiero credibile di riduzione duratura. La normalizzazione della politica monetaria è un processo molto delicato: l'Italia può comunque fronteggiare un'uscita dal regime di bassi tassi di interesse senza rischi per l'attività produttiva o per le finanze pubbliche, a condizione che la politica di bilancio rimanga ancorata alla stabilità e che prosegua il processo di riforma volto al rafforzamento dell'economia. I costi sociali delle riforme possono essere attenuati anche con l'intervento pubblico. Se ne può discutere in sede europea ma le differenze di opinioni non devono però tradursi in un conflitto istituzionale. Nel 2019 dovranno essere collocati titoli pubblici per quasi 400 miliardi di euro e che un clima di fiducia reciproca è indispensabile perché possa essere condotto a termine il processo di riforma della governance economica europea".
"Il loro incremento deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie direttamente o indirettamente che detengono 100 miliardi di titoli pubblici mentre le banche e società a cui affidano i loro risparmi ne hanno 850 miliardi. Per le banche, spiega, gli effetti si vedono sull'aumento del costo della raccolta, caduta delle azioni (-35% da maggio). All'ampliamento del premio di rischio sui titoli di Stato ha contribuito l'incertezza sull'orientamento delle politiche di bilancio e strutturali e sull'evoluzione dei rapporti con le istituzioni europee. Sono riemersi i timori degli investitori nazionali ed esteri per la dinamica del debito pubblico e per il rischio di una sua ridenominazione. Il debito pubblico dell'Italia è sostenibile: tuttavia deve essere chiara la determinazione a mantenerlo tale, ponendo il rapporto tra debito e prodotto su un sentiero credibile di riduzione duratura. La normalizzazione della politica monetaria è un processo molto delicato: l'Italia può comunque fronteggiare un'uscita dal regime di bassi tassi di interesse senza rischi per l'attività produttiva o per le finanze pubbliche, a condizione che la politica di bilancio rimanga ancorata alla stabilità e che prosegua il processo di riforma volto al rafforzamento dell'economia. I costi sociali delle riforme possono essere attenuati anche con l'intervento pubblico. Se ne può discutere in sede europea ma le differenze di opinioni non devono però tradursi in un conflitto istituzionale. Nel 2019 dovranno essere collocati titoli pubblici per quasi 400 miliardi di euro e che un clima di fiducia reciproca è indispensabile perché possa essere condotto a termine il processo di riforma della governance economica europea".