BRUXELLES - "A dicembre abbiamo deciso di mettere fine" al Qe, "fiduciosi che la convergenza dell'inflazione verso l'obiettivo sarebbe progredita". Allo stesso tempo "i recenti sviluppi economici sono stati più deboli dell'atteso e le incertezze soprattutto globali restano prominenti. Quindi non c'è spazio per il compiacimento" e uno stimolo "significativo è ancora necessario". A dichiararlo il presidente della Bce Mario Draghi al Parlamento Ue.
"Oggi possiamo dire che l'area euro è uscita da una crisi così grave che ha minacciato più volte la sua stessa esistenza. Siamo fuori, prima di tutto per la resilienza, l'energia, la capacità imprenditoriale dei cittadini europei, e per la loro fiducia nell'impegno dei loro leader per l'euro". "Per produrre pienamente i suoi benefici, la Ue ha bisogno di impegno permanente dei politici, sia a livello nazionale che europeo", ha aggiunto Draghi.
La ragione principale del rallentamento dell'economia - spiega Draghi - è soprattutto "l'incertezza geopolitica", che "mette in discussione i pilastri su cui è stato costruito l'ordine post II Guerra mondiale, mette in discussione la Ue, ha a che fare con la Brexit, la negazione del sistema multilaterale".
"Alcune cose vanno meglio, altre peggio, il risultato è che per ora l'incertezza proseguirà, cambia natura, e ha un costo che è minor fiducia. Per questo valutiamo".