LECCE - UniCredit in collaborazione con l’Università del Salento, ha organizzato un Forum dedicato al comparto agroalimentare nel quale è stato trattato il tema della transizione della filiera Agrifood tra sostenibilità e mercato con un focus sulla Puglia. Il Forum è una delle tappe di #italianEXPerience, un percorso di UniCredit dedicato all’export delle principali filiere del made in Italy. La tappa di Lecce ha incluso il Forum delle Economie e una serie di incontri B2B che hanno messo in contatto buyer e seller grazie a un sistema di matching virtuale.
“La banca - ha sottolineato Ferdinando Natali, Regional Manager Sud di UniCredit - è impegnata a sostenere la crescita del territorio, quale facilitatore di sviluppo sostenibile e di innovazione. Le imprese pugliesi dell'agrifood hanno una importanza strategica in quanto motore dello sviluppo economico regionale. Come UniCredit vogliamo accompagnare l'economia di questo settore nella transizione verso nuovi modelli di sviluppo, fornendo supporto finanziario, prodotti e servizi e consulenza, incluse le attività connesse al PNRR. Siamo fortemente impegnati a sostenere lo sviluppo internazionale delle Filiere dell’Agrifood che rappresentano una leva primaria per dare slancio all'economia del Mezzogiorno e di conseguenza al sistema Paese”.
“L'agroalimentare pugliese - ha dichiarato Fabio Pollice, Rettore dell’Università del Salento - ha ampie possibilità di espansione, ma è anche un settore che deve affrontare una profonda trasformazione se vuole accrescere la propria competitività e la propria sostenibilità con processi di integrazione verticale ed orizzontale. Come Università del Salento siamo in grado di sostenerne lo sviluppo sia attraverso la didattica, come stiamo facendo in maniera mirata con il Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia e gli investimenti ad esso collegati, come ad esempio il progetto Oenovation, un centro integrato per lo sviluppo della filiera che nascerà a breve a Campi Salentina con un investimento di 12 milioni di euro sia attraverso la ricerca, con progetti innovativi che riguardano tanto i prodotti agroalimentari quanto i processi produttivi e sono finalizzati a migliorarne la qualità e renderli più sostenibili”.
Di seguito l'analisi Prometeia sulla filiera dell’Agrifood con focus sulla Puglia. La filiera agrifood è centrale nei grandi processi che su scala globale stanno cambiando il volto delle politiche commerciali e ambientali, delle tendenze di consumo e del concetto di sostenibilità. Sicurezza degli approvvigionamenti e accesso a nuovi mercati, rivoluzione energetica e digitale, prevenzione dei dissesti idrogeologici, tutela del territorio e delle sue peculiarità sociali ed economiche e, non ultimo, salute alimentare sono i principali canali attraverso i quali i grandi cambiamenti globali si trasmettono all’agrifood.
L’Italia, forte di oltre 1,2 milioni di imprese nella filiera, è la nazione europea con il più alto valore aggiunto agricolo e una delle più rilevanti per la produzione e l’export dell’industria dell’alimentare e bevande. In questo sistema, la Puglia occupa un posto di primo piano, con oltre 196 mila imprese nell’agrifood (il 40% di quelle complessive in regione, il 16% della filiera nazionale). Una numerosità molto elevata che però si traduce in un peso sul fatturato nazionale ancora basso (il 5.5%), legato alle oltre 195 mila imprese che non raggiungono i 2 milioni di fatturato (in particolare, nel comparto agricolo quelle che superano i 2 milioni di fatturato sono solamente 200). Una struttura produttiva che evidenzia un gap dimensionale consistente non solo rispetto alla media nazionale, ma anche rispetto ad altre regioni meridionali e che solo in parte può essere attribuito alle specializzazioni agricole. Nonostante i buoni risultati all’export (+9% la crescita media annua delle esportazioni pugliesi di agrifood nell’ultimo quinquennio, contro il +8,3% medio italiano), i limiti dimensionali hanno pesato sul confronto con le altre regioni meridionali, tutte capaci nello stesso periodo di crescite a doppia cifra (valore raggiunto in Puglia solamente nel comparto della Pasta e prodotti da forno).
A ulteriore riprova dei vantaggi di avere aziende più strutturate (non necessariamente più grandi), le oltre 2 mila società di capitale dell’agrifood pugliese (dove quelle sotto i 2 milioni di euro sono comunque la maggioranza) hanno evidenziato una crescita del fatturato molto sostenuta (superiore a quella media italiana e di altre regioni meridionali), hanno limitato il calo della marginalità nel 2022 (pur su livelli medi bassi), ridotto il loro livello di indebitamento e sono state in grado di ridurre i tempi di incasso dai clienti a livelli inferiori a quelli nazionali (in particolare nel comparto dell’industria alimentare).
Ma le sfide per il futuro non riguardano solamente il mercato, coinvolgendo il modo stesso di intendere l’attività agricola e di trasformazione degli alimenti. Motore della trasformazione è l’innovazione tecnologica, non solo destinata ad aumentare le rese, la produttività o le vendite (meccanizzazione, digitalizzazione dei processi aziendali e dei canali di marketing), ma intrecciata con la sua “gemella” ambientale, per ridurre l’impatto sull’ambiente delle attività agricole (attività che dal cambiamento climatico in atto sono le più colpite) e aumentare l’efficienza energetica e degli altri input (acqua in primis) di tutti i processi aziendali.
Sfide che, anche se percepite come imposte dall’attività legislativo-regolamentare a livello europeo, trovano un corrispettivo nelle nuova sensibilità della società, che mostra un crescente apprezzamento per i prodotti che dimostrino un reale impegno per la salvaguardia dell’ambiente, per le mete turistiche che sappiano coniugare vacanza e ricchezze culturali (a cui appartengono a buon titolo molte specialità agroalimentari) e paesaggistiche e che è sempre più preoccupata per i possibili effetti irreversibili del cambiamento climatico (soprattutto nelle nuove generazioni).
Il nuovo concetto di sostenibilità non si applica però solamente a parametri ambientali o finanziari, ma abbraccia tutto quanto possa garantire sviluppo alla filiera e al territorio in cui le imprese operano. Da questo punto di vista, segnali preoccupanti emergono dai dati dell’ultimo Censimento dell’Agricoltura, che mostrano un comparto agricolo che dovrà affrontare nei prossimi anni un importante ricambio generazionale (in Italia, per ogni conduttore/conduttrice agricolo sotto i 30 anni, ce ne sono 10 over 75, con una punta di 16 in Puglia) e un innesto di nuove competenze specifiche (solamente il 9% dei conduttore/conduttrici italiani hanno un titolo di studio inerente all’attività agraria).
Poco ritardo invece, almeno in Puglia, sul fronte della parità di genere: oltre un’azienda su tre è guidata da donne, elemento che potrebbe favorire un’integrazione con altre imprese dei servizi culturali, turistici e sociali, anch’essi a forte presenza femminile e sempre più legati al mondo agroalimentare, in particolare nelle nuove tendenze del turismo.