giovedì 18 gennaio 2024

Ex Ilva, commissariamento Ilva ad un passo: scontro con ArcelorMittal in vista

ROMA - Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un decreto legge che potenzia le misure per l'amministrazione straordinaria in situazioni di crisi aziendale. Questa mossa arriva nel contesto della possibile uscita di ArcelorMittal da Acciaierie d'Italia (ex Ilva). La norma, approvata nel tardo pomeriggio, include disposizioni che congelano i fondi destinati a giudizi pendenti, vincolandoli a un'autorizzazione del tribunale. Inoltre, prevede garanzie di cassa integrazione straordinaria in caso di commissariamento, sottolineando la determinazione del governo a fronteggiare l'eventuale uscita di ArcelorMittal.

Prima della decisione del Consiglio dei ministri, i titolari dei dicasteri interessati si sono incontrati con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Le voci da ArcelorMittal suggeriscono spazi per un accordo, con la società che si dice disposta a scendere in minoranza, ma rifiuta ulteriori finanziamenti senza partecipazione alla gestione. Una possibile cessione delle azioni rimanenti non sembra aver ricevuto l'approvazione di Invitalia, ma ArcelorMittal è aperta a cederle a un investitore gradito al governo.

In risposta, fonti vicine al dossier dichiarano che Invitalia è sempre stata pronta a sostenere la società, ma ArcelorMittal ha rifiutato di contribuire al Piano industriale approvato in assemblea. Le prossime ore si preannunciano decisive, mentre il governo ha già convocato i sindacati per giovedì 18 alle 15, parte del decreto è dedicato a rafforzare la Cassa integrazione guadagni (Cig).

Intanto, il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, propone percorsi di nazionalizzazione permanente per l'ex Ilva, sottolineando la necessità di una fase transitoria in cui lo Stato supporta gli investimenti per la decarbonizzazione e gestisce i debiti accumulati. Mentre gli imprenditori associati ad Aigi (associazione Indotto AdI e General Industries) esprimono preoccupazione per il futuro dell'indotto, ritenendo che una nuova amministrazione straordinaria significherebbe la morte delle imprese dell'indotto e il fallimento dell'intero sistema economico a Taranto.