martedì 18 aprile 2017

Italia, Fmi: crescita non accelera, prosegue a mezza velocità su zona euro

MILANO (Reuters) - Dopo lo 0,9% con cui si è chiuso il 2016 l'economia italiana dovrebbe mostrare una lievissima frenata in luogo della modesta ripresa su cui scommette il governo, con un nuovo biennio inferiore a 1% ma soprattutto a velocità dimezzata rispetto alla media della zona euro.

Queste le ultime stime del Fondo monetario internazionale contenute nel rapporto semetrale 'World economic outlook', dove la previsione sul prodotto interno lordo nazionale si ferma a 0,8% sia per quest'anno sia per il prossimo.

Sono valori da confrontare da un lato con le precedenti attese Fmi, risalenti all'aggiornamento di gennaio, pari a 0,7% per il 2017 e 0,8% per il 2018, ma soprattutto con il Def della settimana scorsa, in cui stanno scritti rispettivamente 1,1% e 1,0%.

Se il quadro degli economisti di Washington è basato sull'aggiornamento del Def di settembre 2016 e sulla finanziaria 2017, come specifica una nota, resta pur sempre simbolico il distacco rispetto alla media della zona euro vista a 1,7% per quest'anno, come registrato nel 2016, e 1,6% il prossimo.

"Nel biennio 2017/2018 la ripresa economica della zona euro dovrebbe procedere a livello simile al 2016" si legge nel primo capitolo del rapporto, dal titolo 'Gaining Momentum?'.

Se da un lato beneficia di un orientamento fiscale moderatamente espansivo, costi di finanziamento per le banche estremamente contenuti, una svalutazione del cambio e possibili contagi positivi dalla cosiddetta 'Trumponomics' -- scrive il Fondo -- il quadro congiunturale della zona euro è dominato da incertezza in vista dei prossimi importanti appuntamenti elettorali e delle evoluzioni del rapporto con Londra dopo l'addio alla Ue.

Nell'ambito delle economie avanzate -- insieme a Francia, Portogallo, Spagna e Grecia -- l'Italia è annoverata tra i Paesi con il maggiore 'output gap', vale a dire la differenza tra la crescita reale e quella potenziale.

"Le prospettive di medio termine per l'intera zona euro restano offuscate, dal momento che la crescita potenziale è ostacolata da una debole produttività, condizioni demografiche sfavorevoli e, nel caso di alcuni Paesi, lasciti della crisi finanziaria sul debito sia pubblico sia privato, con un elevato livello di crediti deteriorati" scrive ancora il Fondo.

DEBITO/PIL IN CALO SOLO NEL 2018

Tornando all'Italia nello specifico, l'anemia della crescita non può che riflettersi sulla dinamica dei conti pubblici, in particolare sul debito che dovrebbe portarsi quest'anno a 132,8% del Pil -- due decimi oltre fine 2016 -- e 131,6% nel 2018.
Leggermente più ottimista il governo nel Def, che quanto meno proietta una china modestamente discendente indicando 132,5% sul 2017 e 131,0% sul 2018.

Un ausilio al decumulo del debito dovrebbe comunque arrivare dalla ripresa dell'inflazione, considerato che dopo il calo di 0,1% della media 2016 il costo della vita dovrebbe mostrare un aumento di 1,3% sia quest'anno sia il prossimo.
Quanto al disavanzo, la traiettoria prefigurata dal Fondo indica 2,4% del Pil -- invariato dall'anno scorso -- sul 2017 e 1,4% sul 2018, contro rispettivi 2,1% e 1,2% delle nuove stime Def.

A livello strutturale l'attesa Fmi è di 1,6% su quest'anno e 0,8% sul prossimo, in entrambi i casi di un decimo oltre a quella ufficiale del governo.

Da ricordare che insieme al Documento di economia e finanza, il consiglio dei Ministri della scorsa settimana ha dato il via libera alla manovra aggiuntiva chiesta da Bruxelles: una correzione di 0,2% del deficit strutturale -- entro fine aprile -- in modo da evitare la procedura Ue per debito eccessivo. Le regole comunitarie prevedono infatti che un Paese ad alto debito lo riduca di un ventesimo l'anno per la parte eccedente il 60%.