ROMA - I concessionari dicono che “gli aumenti non dipendono da loro ma da direttive nazionali”, per il Governo dipendono dal piano d’investimento delle concessionarie. Sta di fatto che ogni anno crescono i pedaggi nella jungla tariffaria delle 27 concessionarie italiane (record europeo). Con l’inflazione al 1,2%, gli aumenti del 3% sono immotivati, nonché un regalo ai gestori. Diminuiscono i costi di gestione (aumenta l’automazione e sono scomparsi i casellanti), mentre il traffico è cresciuto nello scorso anno del 2,3% e gli investimenti complessivi sulla rete sono crollati a 800 milioni di euro contro una media annuale di 2,4 mld/anno nel periodo 2008/2015. La vecchia rete autostradale, già pagata dallo Stato, assicura ,dopo le privatizzazioni, lauti profitti ingiustificati che penalizzano gli utenti e frenano l’economia. Risultato: oggi sono costretti a pagare automobilisti, pendolari e residenziali privi di alternative, a causa di una rete stradale inadeguata, insicura e congestionata gestita da Anas e dalle provincie. Così in una nota Dario Balotta presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti).