sabato 18 giugno 2016

"Banche italiane più care d'Europa"

I costi strutturali del sistema bancario italiano rimangono i più elevati d'Europa.  Lo indica la Cgia di Mestre secondo la quale se si calcola l'incidenza delle spese operative riferite al 2014 (pari a 49,5 miliardi di euro), sul totale delle attività (che al 31-12-2014 ammontavano a 2.701 miliardi di euro), il risultato si attesta all'1,83%. Dato nettamente superiore a tutte le incidenze percentuali riferite alle prime 10 economie bancarie presenti nell'Unione europea. Al secondo posto l'Austria con 1,62% quindi la Spagna con 1,40, la Francia con 1,36 e la Germania con 1,33%.

Sul fronte dei ricavi, invece, nel 2014 i margini di interesse, i guadagni provenienti prevalentemente dall'erogazione del credito, sono scesi a 39,3 miliardi di euro, quelli delle commissioni bancarie nette sono salite a 27,6 miliardi e quelli riconducibili ad altri ricavi, cioè da attività extra-creditizie o di trading finanziario (vendita di titoli, valute, strumenti di capitale) hanno toccato quota 11,4 miliardi.
    Se tra il 2008 e il 2014 il totale dei ricavi del nostro sistema creditizio è rimasto pressoché lo stesso (78,3 miliardi), la contrazione dei margini di interesse è stata pari a 12,3 miliardi (-23,8%); le commissioni bancarie, invece, sono aumentate di 2,8 miliardi (+11,5), mentre gli altri ricavi sono saliti a 9,4 miliardi (+474%).

La Cgia, inoltre, sottolinea che l'incidenza del margine di interesse sul totale dei ricavi operativi di una banca (dati dalla somma dei margini di interesse, dalle commissioni nette e da altri ricavi netti) in Italia sono pari al 50,3%. Tra i paesi Ue presi in esame solo la Francia (50,2%) presenta un risultato più contenuto del nostro. Ciò vuol dire che le banche italiane presentano un'incidenza dei guadagni da attività legate ai prestiti bancari sul totale ricavi (margine di intermediazione) tra i più bassi in Ue. Pertanto, se teniamo conto che con la crisi economica sono cresciute a dismisura le sofferenze in capo alla clientela e la riduzione dei tassi di interesse ha ridotto ai minimi termini i margini di redditività delle banche, queste ultime, appesantite da costi fissi ancora molto elevati, hanno ritenuto più conveniente ridurre gli impieghi, e quindi i rischi, e aumentare i ricavi dalle commissioni sui conti correnti, sui servizi bancomat/carte di credito, i servizi di incasso/pagamento, etc. e dalle attività extra creditizie (vendita di titoli, valute, strumenti di capitale, etc.).